La Russia a Roma e salotti di Zinaida Volkonskaja
Storia


«Allora la splendida casa della principessa Zinaida Volkonskaja fu un centro principale per letterati e appassionati dei diversi generi di arte, musica, canto, pittura».

A.N. Murav'ev
Roma è sempre stata come un onnipotente polo d'attrazione per viaggiatori e menti curiose. Questa città ha un meraviglioso potere di donare l'energia e ispirare veramente chiunque, chi cerca di inoltrarsi nella sua storia, capire i suoi misteri e miracoli, salire oltre il tran tran quotidiano e da lì vedere le traccie degli anni passati.
Ha lasciato un segno visibile nelle opere di eccellenti poeti russi delle epoche diverse: sia dell'epoca d'oro che dell'epoca d'argento e del periodo post-rivoluzionario. E non importava se questi poeti sono riusciti a visitare Roma oppure ci riportava solo la loro immaginazione, come per esempio A.S. Pushkin, E.A. Baratynskij, I.I. Kozlov, A.N. Pleščeev.

Non per caso iniziando dall'epoca di Pushkin Roma è diventata un richiamo non solo per i poeti e scrittori russi ma anche per pittori, architetti, compositori, musicisti. Per questo esistevano molte ragioni. Senza dubbio, la cosa principale era il fatto che questa capitale europea della cultura di quei tempi, che nel corso dei secoli ha accumulato un patrimonio storico-culturale strabocchevole, poteva dare e dava alle persone artistiche l'opportunità di studiare, acquisire esperienza, trovare l'ispirazione ed essere in contatto con la gente artistica da tutta l'Europa.

Così è successo, che l'alba della presenza russa è avvenuta negli anni 20-40 del XIX secolo, quando nella città eterna brillavano i salotti russi di Zinaida Volkonskaja, dove 180 anni fa, nel 1837, entrò il grande N.V. Gogol, chi nella città sulle rive di Tevere ha trovato il suo paradiso ricercato.

Zinaida Volkonskaja: sulla strada
verso Roma
«Nella casa di Volkonskaja si riunivano esponenti dell'alta società, dignitari e belle signore, gioventù ed età matura, la gente del lavoro intellettuale, professori, scrittori, giornalisti, poeti, pittori. Tutto in questa casa aveva un segno del servire l'arte e l'idea».

P.A. Vjazemskij
Zinaida Aleksandrovna Volkonskaja nacque 3 (14) dicembre 1789 a Dresda nella famiglia del principe Aleksandr Michajlovič Belosel'skij-Belozerskij, un nobile aristocratico chi allora era ambasciatore russo presso la corte di Sassonia, e di Varvara Jakovlevna Tatiščeva chi si spense quando la figlia aveva solo tre anni. Nel 1792 il padre già era ambasciatore russo presso la corte del Regno di Sardegna a Torino.
Il principe Belosel'skij-Belozerskij morì nel 1809 quando la sua famiglia tornò in Russia. E per Zinaida iniziò un periodo nuovo della sua vita: nel 1810 lei sposò un membro di una famiglia nobile, il Capo guardiacaccia (aiutante di campo) dell'Imperatore Aleksandr I - Nikita Grigor'evič Volkonskij.

Per obbligo d'ufficio il marito di Zinaida doveva accompagnare l'Imperatore durante le sue campagne al estero dopo gli eventi del 1812, e la moglie con il figlio lo seguiva a Dresda, Vienna, Parigi e Londra. Ed era in questo momento che iniziò la storia d'amore tra Zinaida e Aleksandr I documentata da la loro corrispondenza rimasta.

Zinaida aveva un bel contralto del livello professionale, dipingeva splendidamente, componeva musica e può essere considerata una delle prime compositrice russe, oltre a ciò lei era poetessa, ma era anche appassionata di genere prosaico. L'intimità con l'Imperatore in quei tempi solo aumentava la popolarità e la fama della giovane cantante, chi iniziò a esibirsi su palcoscenici dei teatri europei privati e nazionali, tra quali furono i palchi a Parigi, Roma e Verona.

Nel 1817 la principessa con figli tornò dal suo pellegrinaggio europeo in Russia per provvedere alla loro istruzione idonea. Lei ebbe un successo clamoroso, però rimase sempre attratta dall'Italia che diventò cara al suo cuore; in autunno del 1819 lei partì per Varsavia per alcuni mesi e in primavera del 1820 arrivò a Roma dove rimase fino al 1822. Facendo la parte dell'alta società lei cominciò a riunire attorno a sé una specie di "circolo russo" invitando scrittori, musicisti e sopratutto pittori e scultori arrivati dalla Russia (pittore O.A. Kiprenskij, K.P. Brjullov, F.A. Bruni, S.F. Ščedrin, V.K. Sazonov, scultore S.I. Gal'berg, architetto K.A. Ton).

Nel 1826 Zinaida Volkonskaja si incontrò con Alexander Pushkin. Zinaida altamente apprezzò il talento del poeta come di un genio russo, Pushkin invece le dedicò una poesia. Ma il destino decise di no farli più incontrare. Il primo monumento al mondo di Pushkin fu eretto proprio da Volkonskaya nel Vicolo della Memoria nella sua villa romana.
Gli spettacoli e incontri a casa di Volkonskaja furono frequentati anche da molti esponenti dell'arte italiana, queste serrate praticamente anticiparono famosi salotti di Zinaida Volkonskaja che diventarono abituali dalla fine degli anni Venti. Finora non è esattamente chiaro dove a Roma Volkonskaja accoglieva i suoi amici nel 1820-1822, ma una cosa è certa, che questo non avveniva in Palazzo Poli - non nel palazzo che rimase distrutto fino al 1830 e quale Volkonskaja permanente occupò solo dall'autunno 1834 al 1845.

In quel periodo a Roma il merito della principessa per il sostegno di Arte fu riconosciuto con l'ammissione alla famosa Accademia dell'Arcadia, membro di quale tempo prima fu anche il suo padre. Interessante che Zinaida fu ammessa all'Accademia con uno pseudonimo di Caritea Cidonia.

Nel 1822 Zinaida Volkonskaja tornò a San Pietroburgo per occuparsi dell'istruzione dei propri figli e nell'autunno del 1824 si trasferì a Mosca, entrando nel periodo quando il suo salotto nella via Tverskaja, in una casa che in seguito diventerà famosa come "Negozio Eliseevsky", acquistò una fama nazionale. Poco dopo Zinaida Volkonskaja rimase infatuata dal cantante Miniato Ricci. Anche questo legame, che non fu un segreto né a Mosca né dopo a Roma, si rivelò felice nonostante il fatto che Volkonskaja mai si divorziò dal suo marito fino alla sua morte nel 1844.

Probabilmente, una delle ragioni perché Volkonskaja partì per l'Italia nel 1829 fu appunto l'amore per Ricci è la sua voglia di abbuiare lo scandalo, ma anche l'interesse della principessa per il cattolicesimo che al inizio non fu divulgato ma più tardi in Italia, nel 1833, spinse Volkonskaja a convertirsi al cattolicesimo. Inoltre, la partenza della principessa fu influenzata dai cambiamenti del clima sociale nel paese dopo l'insurrezione decabrista e l'incoronamento di Nikolaj I. Supporto delle mogli dei decabristi dalla parte di Volkonskaja portò alla sua sorveglianza segreta dalla parte della polizia.
Palazzo Poli, villa romana
e salotti russi di Zinaida
Volkonskaja
Zinaida Volkonskaja cominciò a organizzare "gli incontri russi" alla fine del 1829. Un ruolo molto importante nel futuro dei salotti russi di Volkonskaja fu la sua decisione di costruire nel 1830 una villa. Secondo la stagione, i partecipanti e l'occasione degli incontri Volkonskaja organizzava i suoi salotti o negli appartamenti romani o nella villa. Nel corso degli anni trascorsi a Roma Volkonskaja cambiò tanti indirizzi e non sarebbe coretto ritenere che lei organizzava i suoi salotti solo al Palazzo Poli e nella sua villa romana. Però essi avevano la popolarità maggiore quando si tenevano al Palazzo Poli.
Nel 1923 gli eredi della principessa venderono la villa al governo italiano che alla vigilia della Seconda Guerra mondiale la diede alla residenza dell'ambasciatore tedesco. Nel 1938 proprio in questa villa si fermò Hitler. Nel 1947 la villa è stata passata a Gran Bretagna e fino ad oggi ci si trova la residenza dell'ambasciatore di questo paese in Italia.
E come fu già successo prima a Roma nel 1820-1822 e dopo a Mosca nel 1824-1829, il suo "circolo russo" iniziò ad attrarre molti personaggi noti dell'arte italiana, pittori, musicisti, scrittori e architetti stranieri che abitavano o visitavano la città eterna, ma sopratutto i russi. Questa è solo una parte della lista di maestri della cultura russa che in tempi e con intensità diversi frequentavano i salotti di Volkonskaja: Nikolaj Gogol' e Vasilij Žukovskij, Aleksandr Turgenev e Petr Vjazemskij, Stepan Ševyrev e Michail Pogodin, Nikolaj Jazykov e Ivan Kireevskij, Mikhail Glinka e Vasilij Stasov, Karl e Aleksandr Brjullov, Aleksandr ivanov e Samuil Gal'berg, Fëdor Bruni e Silvestr Ščedrin, Orest Kiprenskij e Vasilij Sazonov, Petr Basin e Fedor Matveev, Fedor Iordan e Petr Orlov, Fedor Buslajev e Konstantin Ton.

E questi sono i nomi degli ospiti stranieri che potrebbero conferire pregio a qualsiasi lista di maestri della cultura mondiale: Giaccomo Rossini e Gaetano Donizetti, Bertel Thorvaldsen e Antonio Canova, Gioachino Belli e Vittor Hugo, Adam Mickiewicz e Walter Scott, Henri Stendhal e Fenimore Cooper, e probabilmente anche Alexandre Dumas che descrisse il Palazzo Poli e La Fontana di Trevi nel suo romanzo "Il conte di Montecristo".

Nel 1844-1845 il salotto iniziò a consumarsi quando dopo la morte del marito la principessa si ingolfò nella beneficenza, incluso l'aiuto ai poveri e il patronato agli ospizi. Di queste attività Volkonskaja si occupò subito dopo l'arrivo a Roma e la cosa probabilmente incise indirettamente sulla sua decisione di convertirsi al cattolicesimo. Alla fine della sua vita Volkonskaja sempre di più preferiva la carità alle Muse. Alcuni anni prima della sua morte, la principessa decise di diventare suora mondana dell'Ordine di San Francesco.
Nel 2003 con la decisione di Papa Giovanni Paolo II la chiesa di SS.Vincenzo e Anastasio è passata alla chiesa ortodossa di Bulgaria e così la principessa convertita nel cattolicesimo in un certo modo è tornata nel grembo della fede ortodossa o diventata un simbolo della riunione di due chiese.
Zinaida Volkonskaja si spense a Roma nel 1862. La sua tomba si trova nel muro di una cappella della chiesa dei SS. Vincenzo e Anastasio, famosa anche come la chiesa del Cardinal Mazzarino, proprio di fronte al Palazzo Poli sulla piazza della Fontana di Trevi.

La principessa era un portatore e promotore della cultura russa in Europa, ma nello stesso tempo lei contribuiva al trasferimento dei miglior successi dell'arte europea nella terra russa. Grazie all'aiuto della principessa i pittori russi ricevevano gli ordini dalla nobiltà italiana ed europea, e musicisti e compositori avevano la possibilità di diventare famosi nella città sulle rive di Tevere.
brGogol' come una quintessenza
di Roma russa
Molti capolavori della letteratura russa nascevano lontano dalla Patria, come se da lì, da lontano, dall'estero la Russia si vedesse meglio e più chiaro, come se avesse un'immagine ingrandita.

Ma l'esempio più lampante di opere "remote dalla Patria" era e rimane "l'esperimento romano" di Nikolaj Vasil'evič Gogol', chi in tutto passò all'estero circa 10 ani dai quasi 43 anni della sua vita. Per la prima volta lo scrittore scoprì Roma il 25 marzo del 1837 quando ci arrivò per continuare il lavoro a "Le anime morte" , e per l'ultima volta, quasi di passaggio, lo scrittore visitò la città eterna nell'ottobre-novembre del 1847. Quattro di questi ricchi dieci anni Gogol' dedicò proprio a Roma.

Non da subito Roma diventò per Gogol' un posto divino dove lui desiderò appassionatamente di vivere e creare. Ma trovandosi a Ginevra nel settembre del 1837 lo scrittore sentì un desiderio insormontabile di tornare a Roma. Arrivando a Roma alla fine d'ottobre del 1837 Gogol' rimase stordito dalla sua magnificenza e ci trovò la luce interna, la pace e l'ispirazione di creare incessantemente.
«Finalmente mi sono liberato. Se sapeste con quale gioia ho lasciato la Svizzera e partito di volo per la mia anima, la mia bella Italia. È mia! Nessuno al mondo può togliermela!».

N.V. Gogol'
Dal inizio del suo soggiorno a Roma, esattamente dall'aprile del 1837, Gogol' entro nell'ambito dei salotti di Zinaida Volkonskaja, che aveva un ruolo della maitresse e del "genio buono" della società russa di Roma. La principessa permetteva allo scrittore di visitarla quando e per quanto tempo lui desiderava. Gogol' spesso visitava sia l'appartamento della principessa che la sua villa, dove lui partecipava nei ricevimenti e le serrate letterarie. Gogol' e Volkonskaja fecero una vera amicizia e durante l'assenza della principessa a Roma Gogol' si sentiva solo. Lui partecipava nei suoi salotti circa sino al 1845 quando i salotti cominciarono a consumarsi.
Gogol' comincò a studiare l'italiano ancora prima del suo arrivo a Roma. Lui perfino insegnava l'italiano ai suoi amici, traduceva i testi italiani e cercava di scrivere in questa lingua, la cosa per quale si distingueva da molti russi che non avevano fretta di imparare la lingua del posto.
Roma regalò allo scrittore uno slancio creativo - qui lui non solo finì la prima parte delle "Anime morte", ma creò molte opere che entrarono nella collezione della letteratura russa: "Il capotto", "All'uscita del teatro dopo la rappresentazione di una nuova commedia", "Notti alla villa", "Fragment", commedie "I giocatori", "La causa", "L'anticamera". Inoltre, a Roma Gogol' corresse "Taras Bul'ba", "Il ritratto", "L'ispettore generale", "Il matrimonio" e iniziò il romanzo "Annunziata" che piano piano dové portare alla novella "Roma" - l'unica opera dello scrittore ambientata all'estero.

Roma rimasse nell'anima dello scrittore proprio come un paradiso trovato, come un ricordo di felicità. È difficile trovare nella storia mondiale un altro esempio di armonia tra uno scrittore eminente di una cultura e un paese con una città estranea che diventò per lui un paradiso trovato. Roma e Gogol' è un tema eterno dell'unione delle culture diverse in un legame della vita e creazione, è un esempio della comprensione mondiale che fa la parte di un genio.*

*Serghei Dmitriev Estratto dal libro «Poeti russi in Italia». La pubblicazione del libro in stampa è prevista nel 2018.


















































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